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Nov

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TU DELFT L’UNIVERSITA’ INTERNAZIONALE. Incontro con il Rettore

Sono Alessandro Conti, studente al secondo anno di LM in Ing. Civile e da tre mesi in Erasmus alla TU Delft, Olanda. Vi scrivo per raccontarvi di un’esperienza molto interessante e insolita che mi ha visto protagonista.

Lo scorso 19 Novembre ho avuto l’occasione di partecipare insieme ad altri 10 studenti ad un evento piuttosto raro per l’Italia e le sue Università: un incontro informale – veramente a tu per tu – con il Rettore della TU Delft Prof. Karel Luyben. Darò subito le coordinate dell’incontro così da destare la vostra curiosità e giustificare la premessa :

Perche? E’ uno dei quattro incontri autunnali che il Rettore fa per curare il rapporto diretto con gli studenti, ascoltando i protagonisti dell’Istituzione che dirige. Nel mio caso era dedicato agli studenti internazionali.

Quando? Dalle 8 di sera abbiamo tirato fino all’1 di notte! Dove? Nella stanza di uno studente all’interno di una delle tante residenze per studenti. Si stava un po’ stretti ma ne è valsa la pena.

Come? In lingua inglese, of course. Dopo essermi accertato che l’incontro fosse tutto in lingua inglese ( altrimenti sarei stato tagliato fuori, visto che l’olandese non è la mia passione!), ho deciso di andare pur essendo “solo” uno studente Erasmus!

La curiosità è stata ricompensata, perché dall’incontro ho imparato molto della cultura olandese ( erano presenti oltre al rettore anche alcuni rappresentanti di Associazioni studentesche olandesi), e soprattutto ho capito la strada che ha portato TU Delft a diventare veramente un’università internazionale! Dalle numerosissime tabelle excel disponibili come open data (sono Ingegneri e Architetti!) si evince l’evoluzione dell’ultimo decennio in senso internazionale di una delle più prestigiose università tecniche europee. Qualche dato significativo en passant: al 2012 17461 studenti totali, l’82% è olandese, l’8% viene dal resto dell’Europa, la restante fetta da 109 Paesi (su 189) del mondo. Il trend verso l’internazionalizzazione è però più forte di quello che appare, se si vedono i numeri delle iscrizioni del 2012: su 1256 nuovi studenti, gli olandesi rappresentano solo il 25% e il totale nuovi iscritti India Cina e Grecia batte il totale Olanda. L’ultimo dato che qui inserisco nel fiume di parole dell’articolo è che il 70% degli studenti PhD non è di nazionalità Olandese.

Questi dati sono ancora più significativi se si pensa alle rette pagate dagli studenti: 1835 la media per gli Europei, 12915 per i non EU. Ma di tutti questi dati non si è parlato nell’incontro ( semplicemente ricerca personale). Dico subito che pur rappresentando una best practice, bisogna essere consapevoli che tale modello non è esportabile in toto, viste le notevoli differenze fra Italia e Olanda, PoliMi e Tu Delft. Buone notizie e festa per gli obiettivi raggiunti sipotrebbe pensare. Invece no, perché nell’incontro si è parlato soprattutto di… problemi! Sì, è proprio questo l’aspetto del la cultura olandese di cui parlavo, ovvero pur rappresentando per certi versi i capofila, il Rettore ha cercato di capire i problemi legati all’integrazione degli Internazionali e ha cercato di carpire, chiedendo espressamente, le best practices delle altre università in tal senso. Una visione molto pratica della vita, che dopo un complimento ti chiede sempre quello che non va…

E in effetti alcuni problemi pratici sono emersi, come è normale che sia per un’Università aperta “solo” da 10 anni agli Internazionali, su una vita di 171 anni. Ma l’impressione che ho avuto è stata quella di problemi pratici che sorgono in una comunità veramente internazionale, tanto che spinto da una domanda, il Rettore è arrivato a delineare un quadro futuribile in cui i nuovi studenti dovranno essere in grado di creare una cultura super alias, dato che dal suo punto di vista è impossibile pretendere che ciascuna delle 109 nazionalità conosca a fondo l’altra… ( anche per un banale gioco di combinazioni aggiungerei) ! Quello che mi sono sentito di fare io, è stato indagare sulla scelta decennale della TU Delft sulla lingua Ingleseunica ufficiale per MSc e PhD: il risultato che ne è saltato fuori è che la si vede piuttosto come una condizione necessaria ( non sufficiente!) per l’internazionalizzazione, quasi uno strumento comune che ciascuno deve avere nella cassetta degli attrezzi!

Penso sia superfluo sottolineare come stia imparando in questi mesi da Erasmus veramente molto – non voglio fare un paragone con i passati quattro anni al PoliMi perché non sarebbe un confronto omogeneo – , e la cosa che più mi piace è l’idea di andare in Università e in un Paese dove poter entrare in contatto con 109 nazionalità facendo viaggi con la mia mente parlando con ciascuno di loro!

Alessandro Conti