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Terremoto in Abruzzo: riflettere sugli errori

E’ drammatico l’aggiornamento continuo circa il numero di vittime del terremoto in Abruzzo ed è ancora più forte l’amarezza proprio ora che giunge la notizia dell’estrazione di un ultimo corpo, quello di uno studente, dalle macerie della Casa dello Studente.

Dobbiamo imparare dall’esperienza per contenere gli effetti tragici di fenomeni come questi: per questo vi riporto un articolo da Corriere.it contenente l’intervista al Prof. Chesi, docente di Scienza delle Costruzioni al Poli, affinchè possiamo ispirare la nostra futura professione al rispetto delle norme e della legalità.

L’AQUILA – Prescrizioni antisismiche del tutto ignorate negli ultimi 40 anni. Questo fanno pensare, secondo Claudio Chesi, professore di scienza delle costruzioni al politecnico di Milano, le conseguenze del terremoto in Abruzzo.

Spesso, spiega, si risparmia sul calcestruzzo, o sulla progettazione antisismica che è molto costosa. «Nell’esecuzione dei lavori – spiega Chesi – può scappare un problema di risparmio, spesso la qualità del calcestruzzo è molto bassa.

Ma anche a livello di progettazione a volte c’è qualche problema, perché una progettazione antisismica ben fatta comporta un costo elevato».

Anche il cemento armato, sottolinea l’esperto, «di per sé non è una garanzia. Quello che conta è il criterio di progettazione. Le armature del cemento armato devono contenere un certo numero di barre, dimensionate correttamente».

Certo, sottolinea, è comprensibile che gli edifici più antichi abbiano subito danni rilevanti. Ma lo è molto meno per gli altri: «C’è da chiedersi – sottolinea – se per le costruzioni realizzate negli ultimi 40 anni non siano state ignorate del tutto le prescrizioni antisismiche».

«Bisogna però distinguere – sottolinea Chesi – tra gli edifici crollati e quelli solo danneggiati». I criteri antisismici, spiega, puntano prima di tutto a far rimanere in piedi le strutture, per evitare che le persone vi rimangano intrappolate sotto, e non a evitare i danni in generale.

L’ospedale di San Salvatore, però, non era una struttura qualsiasi. La struttura sanitaria non avrebbe solo dovuto rimanere in piedi, ma avrebbe dovuto restare anche pienamente efficiente.

«Il fatto che abbia riportato ampi danni vuol dire che qualche problema c’era», commenta Chesi. Il nuovo piano casa del Governo, prosegue il professore, potrebbe rappresentare una opportunità per fare verifiche complessive sui fabbricati, ma «bisogna andare molto cauti. Le masse aggiunte non devono aumentare le vulnerabilità, occorre fare attenzione».

L’attenzione degli ingegneri sta crescendo rispetto a questo problema: «Qualche settimana fa – racconta – a Parma un corso dell’ordine sulle tecniche antisismiche ha avuto un centinaio di partecipanti.

Ma ci vorrebbe – sottolinea – altrettanta attenzione anche nel mondo di chi realizza, in modo che questi sforzi non vadano vanificati».